Quanto saresti disposto a pagare annualmente per avere Facebook?
Ti sei mai chiesto perché è gratis?

E’ strano pensare quanto ci sembra scontato che tanti prodotti, mappe, videogiochi, social media e motori di ricerca siano gratis.
Quando WhatsApp ci chiese 89 centesimi l’anno quasi ci fu una reazione di sdegno collettivo! Poi ci si rese conto che forse ne vale parecchi di più di centesimi se fino a qualche anno fa per mandare un sms di puro testo dall’estero pagavamo felici un euro o più. Eppure pochi sono disposti a pagare un’app anche se questa risolve problemi ed in generale, la percezione è che tutta questa tecnologia sia roba poco seria, capricci per cui non vale la pena pagare, tanto l’alternativa free la troviamo sempre, no?
Tornando a facebook, non solo puoi avere il tuo profilo personale senza pagare ma addirittura una o più pagine aziendali.
Eppure un prezzo da pagare esiste, ma è nascosto tra le righe.
Facebook è diventata in brevissimo tempo una delle società più capitalizzate al mondo facendo profitti dalla vendita di pubblicità ai suoi utenti. Quindi perché far pagare gli utenti se posso ottenere molto di più dalle aziende che vogliono comunicare ai miei utenti? Infatti funziona benissimo, Facebook si è specializzata nel raffinamento dei target, ossia nel vendere alle aziende la possibilità di raggiungere quasi esclusivamente i loro clienti ideali ed in determinate aree geografiche.
Questo lavoro, fino a qualche anno fa davvero impreciso ma adesso sempre più efficace, riesce a farlo grazie a tutto ciò che noi utenti abbiamo spontaneamente comunicato al social media. I moltissimi casi Facebook conosce i nostri gusti oltre che i nostri “amici”, ma anche informazioni come l’orientamento politico o la situazione sentimentale.
Se ho detto a Facebook che sto traslocando, ad esempio, è facile che questa informazione venga “venduta” ad aziende che offrono arredamento, utenze, trasporti, ditte di decorazione d’interni, etc. Se invece sto per sposarmi o devo andare ad una cerimonia saranno le aziende di abbigliamento specializzato, gioielleria, acconciature, etc ad essere interessate.
Le possibilità sono ormai quasi infinite, si può scegliere di indirizzare i propri contenuti a persone, ad esempio, che adottano per prime(o per ultime) le nuove tecnologie, oppure a chi compra spesso online o ancora a chi spende molto in certi settori specifici.
La “targetizzazione” (termine orrendo di recente conio) ha reso possibile quello che le aziende potevano solo sognare fino a poco fa, spendere in pubblicità quanto gli serve, non di più.
Il pioniere del marketing John Wanamaker circa 100 anni fa disse “Metà del denaro che spendo in pubblicità è sprecato, il problema è che non so quale metà sia”. Intendeva dire che la pubblicità tradizionale veniva vista collateralmente da migliaia di persone neanche potenzialmente interessate a comprare i suoi prodotti, quindi era sprecata. Sarebbe orgoglioso di vedere come funzionano bene le “target audiences” nel web oggi!
A differenza del TV, dove gli spettatori possono sempre andare in bagno o distrarsi durante la pubblicità, gli utenti Facebook non possono evitare gli ads. Ogni volta che fanno scroll o click gli annunci sono lì, selezionati sui loro interessi ed imploranti di essere cliccati. Fare pubblicità su Facebook significa esporsi a centinaia di migliaia di potenziali clienti che con un click arrivano alla pagina del tuo business o alla tua fan page.
Mai prima d’ora era stato possibile usare una precisione “laser” per mostrarsi al pubblico, e la sorpresa è che i prezzi per farlo, nonostante siano cresciuti, restano ancora ragionevoli.